Arturo Guidi (1844-1911)



Una “placchette”, in legno di pero, intagliata finemente da Arturo Guidi e raffigurante Torquato Tasso
Collezione Marco Izzo
Ci sono personaggi che, nelle pieghe della storia, specie di quella locale, vengono inevitabilmente dimenticati. Forse perché, al di là di tutto, hanno condotto una vita silenziosa, lontana dal clamore e dal chiasso, dalla luce accecante dei riflettori. Perciò, il compito di noi “contemporanei” è quello di ricordarli, per mettere in mostra quanto di buono e di bello questi uomini, nel corso della loro esistenza, hanno fatto.
Uno di questi personaggi è Arturo Guidi, al quale, ahimè, non è stata ancora dedicata nessuna pubblicazione, eccezion fatta per un articolo, bello ma semisconosciuto, che Silvio Salvatore Gargiulo gli dedicò su “La Minerva Sorrentina”. Eppure, insieme a Francesco Grandi, Arturo Guidi, nei laboratori della regia scuola d’arte di Sorrento, ha contribuito alla formazione di alcuni tra i più bravi artigiani della nostra Penisola Sorrentina.
Per una biografia sintetica di Arturo Guidi, riportiamo un piccolo trafiletto comparso nella Minerva Sorrentina nel 1934.
Arturo Guidi nasce a Siena nel dicembre del 1844 da angelo, fervido cultore di cose d’arte e da Francesca Marcelli, nobildonna di Foiano. Apprese le prime nozioni della scultura presso gli studi classici senesi, dove l’arte dell’intaglio vantava tradizioni secolari. Frequentò, poi, l’Accademia di Belle Arti di Torino, dove si diplomò brillantemente. Ancora giovanissimo, non appena compiuto il suo dovere verso la patria, ebbe la nomina di professore di disegno e scultura nell’istituto per i sordomuti di Siena.

In alto:
Una “placchette”, in legno di pero,
intagliata finemente da Arturo Guidi e raffigurante Dante Alighieri
Collezione Marco Izzo
A lato:
Arturo Guidi a lezione con i suoi allievi nel laboratorio della regia Scuola d'arte di Sorrento
Archivio ISA Grandi - Sorrento
Nel 1880 sposò la romana Assunta Caprari, dalla quale ebbe quattro figli, Guido, Angelo Flavio e Flavio e Giuseppina.
Nel 1886 fu chiamato ad occupare la carica di professore di plastica ornamentale e di intaglio nella Regia Scuola D’Arte di Sorrento, da poco fondata; nelle austere aule della scuola, ospitata nei locali dell’ex convento dei teatini, attiguo alla basilica di Sant’Antonino, raggiunse e lavorò al fianco dell’illustre patriota e artista Francesco Grandi, uno dei “mille” garibaldini della celebre spedizione risorgimentale.

Morì, a Sorrento, il 24 agosto 1911 e la sua salma fu tumulata al cimitero di Sorrento, nella cosidetta “spianata storica”. Ancora oggi, ad oltre un secolo di distanza, il loculo di Arturo Guidi ci ricorda, silenziosamente, una storia d’arte, di amore per la cultura.
Guidi fu artista poliedrico, capace di interpretare, con la sua arte, in gusti di una committenza colta: realizzò opere per la Regina Margherita di Savoia, per l’imperatore del Brasile don Pedro e per la consorte Eugenia, per don Leopoldo Torlonia e per tanti altri.

Una “placchette”, in legno di pero,
intagliata finemente da Arturo Guidi e raffigurante papa Leone XIII
Collezione Marco Izzo

Del lavoro di Arturo Guidi, a Sorrento, abbiamo qualche labile traccia: uno degli esempi è la scrivania intagliata del Sindaco di Sorrento, realizzata, nel 1905, dalla Regia Scuola d’Arte di Sorrento, sotto la sua direzione. Ma molti dei lavori di Guidi sono in collezioni private, realizzati per farne omaggio a qualche amico. Per le decorazioni si ispirava a temi religiosi oppure si interessava a personaggi storici; del primo vi sono varie testimonianze (esistono, infatti, delle placchette, in legno di pero, che riproducono Madonne, Santi, il Cuore di Gesù ecc…). Fra queste, una delle principali è la pala d'altare realizzata su commissione per una chiesa Irlandese. Emerge poi, nella sua produzione, la predilezione per i personaggi storici, che rappresenta una fetta importante dei lavori del Guidi. Esistono numerose placchette, sempre in legno di pero, ritraenti personaggi storici come Torquato Tasso, Dante, Beatrice Cenci, Leone XIII, Re Umberto II e tanti, tanti altri. Una fetta più ristretta, invece, sono i ritratti su legno, che il Guidi realizzò per farne dono a qualche amico: un esempio è il ritratto di Carlo Milano (tesoriere della Confraternita di Sant’Antonino) con la moglie.


Una “placchette”, in legno di pero,
intagliata finemente da Arturo Guidi e raffigurante il sorrentino Carlo Milano e la sua consorte.
Collezione Marco Izzo
Va ricordato anche il periodo Senese di Arturo Guidi, in cui, insieme a due suoi amici, Gosi e Querci, aveva frequentato la bottega di Pietro Giusti (famosissimo intagliatore senese, apprezzato, per la sua arte, in tutto il mondo), aprendo successivamente uno studio nel chiostro trecentesco di San Domenico. Anche di questo periodo, per fortuna, esiste qualche testimonianza in collezioni private.
Saltovar, a chiusura del suo articolo dedicato a Guidi, scrisse che l’artista senese “nulla chiese, poco ottenne, oltre la soddisfazione dell’arte sua, l’affetto della famiglia, l’ammirazione degli allievi e la considerazione dei suoi amici […] visse modestamente, morì povero […] passò nella vita lavorando e sorridendo […] perché pari erano in lui il padre e il maestro”.