Guglielmo Tramontano (1860 - 1930)

 

Nato il 25 ottobre del 1860, era a tutti gli effetti un uomo dell’800, ma poté contare su ottimi natali e su una grande intelligenza. Seppe capire per tempo dove Sorrento, dal punto di vista turistico, sarebbe andata a “parare”, traghettando i suoi alberghi di famiglia (l’albergo “Tramontano” e quello “de la Syrene”) in quel lungo e convulso ‘900, caratterizzato dall’ esplosione del turismo di massa. Alla grande abilità imprenditoriale, che lo condusse ad assumere un ruolo di preminenza tra gli albergatori sorrentini, don Guglielmo univa un carattere forte, con un’innata predisposizione per la politica. Basta guardare una semplice fotografia del Tramontano per comprendere che il suo carattere volitivo ben traspariva dal volto, incorniciato da una fluente e lunghissima barba e dal tipico taglio di capelli “all’umberta”.

Nonostante gli impegni dettati dalla quotidiana gestione di ben due alberghi, Guglielmo Tramontano fu al centro della vita pubblica sorrentina per oltre un ventennio, proprio a cavallo dei secoli XIX e XX. La moglie Amalia Gargiulo lo rese padre per undici volte (l’ultimo figlio morì in fasce), ma ciò non lo distolse dai suoi impegni pubblici. Confratello dell’importante Congrega dei Servi di Maria, raggiunse la carica di amministratore tra il 1892 e il 1893 e quasi contemporaneamente fu eletto presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Queste prime esperienze gestionali, vissute nell’ambito di due sodalizi tanto diversi (ma con finalità simili), lo prepararono ad una sorta di “discesa in campo” nell’agone politico. Certo, in virtù del suo censo e della sua popolarità sedeva in Consiglio Comunale sin dal 1886, ma nel 1899 avvenne la sua definitiva consacrazione.

La morte dell’amato sindaco Luigi De Maio, che per oltre sedici anni aveva guidato Sorrento come una sorta di “azienda”, rese la città orfana di una figura tanto simbolica. Occorreva un uomo capace di tenere assieme uomini e idee, di far collimare le correnti politiche e di garantire una stabilità che da più parti si invocava, specie alle soglie di un nuovo secolo. Fu così che la scelta cadde sulla granitica e possente figura di Guglielmo Tramontano che, a detta di Donato Sarno, “candidandosi con il cosiddetto partito dell’Amministrazione, era risultato il più votato con ben 468 preferenze”.

L’elezione di Tramontano rappresentava svolta per la politica locale, perché era ormai chiaro a tutti che “il crescente impegno per lo sviluppo dell’industria turistica finisce per creare una stretta compenetrazione tra l’amministrazione del municipio e gli interessi dell’imprenditoria alberghiera”. Fino al 1909, con una stabilità che definire strabiliante sarebbe riduttivo, Guglielmo Tramontano governò Sorrento con piglio deciso, imprimendo una svolta nella gestione dell’amministrazione locale. Sarebbe impossibile fare un elenco delle iniziative e delle opere pubbliche portate avanti nel corso di questo lungo periodo di grandi cambiamenti per Sorrento. Basterebbe ricordare, nel 1902, la visita del Primo Ministro Giuseppe Zanardelli che, in viaggio verso la Basilicata, si trattenne a Capri e a Sorrento.

Ospite all’albergo Tramontano, che molti all’epoca definivano “il vero municipio di Sorrento”, Zanardelli poté ascoltare dalla voce di Maria Cappiello la celebre “Torna a Surriento”, scritta originariamente nel 1894 e riadattata da Giambattista de Curtis per offrire un omaggio all’illustre ospite. Pure in questa vicenda, come d’altronde per tanti altri eventi (sia lieti che tristi), Guglielmo Tramontano ebbe ragione. Bene aveva fatto, negli anni precedenti, a sostenere questo pittore e musicista che in tanti sottovalutavano, praticando un mecenatismo che per l’epoca era quasi un “unicum”. Pochi borghesi, specie nella nascente classe degli imprenditori turistici, ebbero il fiuto e l’abilità di Guglielmo Tramontano, che seppe unire alle doti imprenditoriali una spiccata sensibilità artistica che rese i suoi alberghi dei veri e propri musei.

Tuttavia il suo successo politico, testimoniato da una rete di relazioni che giungevano sino a Roma, sembrò finire nel 1909, quando una lunga e strisciante crisi politica lo costrinse alle dimissioni. Sulla “Fionda”, organo di informazione di chiara ispirazione socialista, il giovane studente e attivista politico Lelio Cappiello (che in seguito fece una grande carriera politica) scrisse che con le dimissioni del Tramontano, ufficializzate nel 1909, per Sorrento era giunta “la fine di un Regno”. “A molti sembrava”, scrisse il Cappiello, “che il colosso (cioè Tramontano) fosse sostenuto da basi incrollabili e inamovibili”, tanto che a molti, sia amici che nemici, sembrava “impossibile sopprimere quell’individuo dal Municipio di Sorrento”.

Don Guglielmo cadde quasi di colpo, inaspettatamente, così da far scrivere al Cappiello che, in realtà, l’unica colpa del sindaco era stata quella di non aver saputo “discernere i veri suoi nemici da quelli che si sono serviti del sacro nome dell’amicizia per arricchirsi a fare il proprio tornaconto”. Finiva così, in maniera invero ingloriosa, un capitolo importante della vita amministrativa di Sorrento. Certo, don Guglielmo rimase in Consiglio Comunale fino al 1913, ma ormai, inevitabilmente, stava uscendo fuori dai giochi, messo all’angolo da personalità nuove, che vivevano la politica in maniera sempre più ideologica e divisiva.

Gennaro Galano

La grotta di Giano